Con il termine xenotrapianto (dal
greco xeno, che significa estraneo) si intende il trapianto
di organi, tessuti o cellule tra organismi di due specie diverse.
Documento della
Pontificia Accademia Per la Vita La prospettiva degli Xenotrapianti
Aspetti Scientifici e considerazioni Etiche 26.09.2001
leggi tutto
tutti i trapianti effettuati
con gli aggiornamenti continui
5 Aprile 2024 Prof.
Loreto Gesualdo “E’ ora di cambiare legge su xenotrapianti
in Italia”
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Prof. Loreto Gesualdo |
(Adnkronos) – "Se saranno
apportate opportune modifiche alla legge 40/2004 (Norme in
materia di procreazione medicalmente assistita) sulla
sperimentazione animale che attualmente vieta l'uso degli
animali transgenici – e questo è il momento per farlo –
cambierà il panorama dei trapianti. Gli xenotrapianti,
l'innesto di organi animali negli esseri umani, potrebbero
diventare una realtà anche in Italia entro i prossimi 5
anni. Si potrebbe determinare un mutamento sostanziale nel
campo dei trapianti, permettendo di eliminare la carenza di
organi attraverso una combinazione di xenotrapianti,
intelligenza artificiale, medicina rigenerativa e organi
bioartificiali". Ne è convinto Loreto Gesualdo, ordinario di
Nefrologia presso l'Università di Bari e presidente della
Fism, Federazione delle società medico-scientifiche
italiane, che con l'Adnkronos Salute commenta la storia del
primo paziente vivente al quale è stato da poco trapiantato
un rene di maiale transgenico. "Il ritorno a casa di
Richard 'Rick' Slayman, il 62enne al quale è stato
trapiantato con successo un rene di maiale geneticamente
modificato lo scorso 16 marzo, rappresenta una svolta
epocale – afferma Gesualdo – La notizia che il paziente sta
bene è una fonte di grande gioia per tutti noi. Questo
successo rappresenta una vera rivoluzione nel campo dei
trapianti, potrebbe permetterci anche in Italia di abbattere
le liste di attesa e allontanare il ricorso alla dialisi".
Per questo motivo, l'Istituto di Nefrologia, Dialisi e
Trapianto del Policlinico di Bari ha avviato una
collaborazione con il gruppo dei chirurghi veterinari
diretto da Antonio Crovace e afferente al DiMePre-J
dell'Università di Bari-Aldo Moro. "Questa collaborazione –
spiega il nefrologo – ha l'obiettivo di aprire nuove
strutture in grado di produrre e mettere a disposizione
organi di maiale per i pazienti. Tutto ciò – precisa – sarà
possibile solo dopo che saranno state apportate opportune
modifiche alla legge 40/2004 sulla sperimentazione animale
che attualmente vieta l'uso degli animali transgenici" in
Italia. "Poiché lo xenotrapianto è una tecnica fortemente
in fase di sviluppo e sperimentazione, è auspicabile –
aggiunge Gesualdo – che in futuro possano essere modificate
le normative vigenti per regolamentarne l'applicazione in
Italia. Pertanto, è nostro dovere investire in queste nuove
applicazioni cliniche. D'altronde come possiamo progredire,
arrivare alle applicazioni cliniche, senza ricerca di
base?". Per l'esperto esiste attualmente "una zona d'ombra
nella legislazione sui trapianti da animali all'uomo, dove
le normative non forniscono una guida chiara e completa
riguardo ai protocolli etici" e alle "responsabilità legali
associate a questa pratica innovativa". In Italia ad oggi –
secondo i dati del Centro nazionale trapianti – sono in
lista per un trapianto di rene circa 6mila pazienti, per
un'attesa media di 3 anni e 2 mesi "durante i quali
registriamo ogni anno una mortalità del 15% (pari a 900
pazienti deceduti ogni 12 mesi) in trattamento sostitutivo
con dialisi. Davvero troppi" conclude il nefrologo.
legge 40 2004
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e' possibile la ricerca per lo
xenotrapianto in Italia? SI, ma solo fino al 1° luglio 2025,
per ora |
In
Italia fino all' 1°luglio 2025
continuerà a essere possibile la sperimentazione animale
negli studi sugli xenotrapianti d'organo e sulle sostanze
d'abuso, tra cui rientrano i farmaci.
Lo stabilisce la legge
25 febbraio 2022, n. 15. "Conversione in legge, con
modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228,
recante disposizioni urgenti in materia di termini
legislativi".
Sarà ancora possibile, fino al primo luglio 2025, procedere
con la sperimentazione animale nelle ricerche sugli
xenotrapianti e sulle sostanze d'abuso, tra cui rientrano i
farmaci.
La proroga riguarda l'articolo 42 del decreto legislativo 4
marzo 2014, n. 26, e sospende i divieti fino al 1 luglio
2025, accordando un periodo più lungo come richiesto dal
mondo della ricerca.
Ma perché la proroga per effettuare la ricerca sugli
animali? In Italia c’è una norma che mette al bando la
ricerca ci riferiamo al decreto legislativo 4 marzo 2014, n.
26, “Attuazione della direttiva 2010/63/UE sulla protezione
degli animali utilizzati a fini scientifici” tra cui la
possibilità di svolgere dei test sugli animali sul trapianto
di organi tra specie diverse (procedura detta
“xenotrapianto”).
Il decreto 26/2014 doveva recepire la normativa europea che
consente la ricerca, ma ha ricordato il Comitato Nazionale
per la Bioetica nel 2020 è in difformità con l’articolo
della Direttiva europea 2010/63 in materia di protezione di
animali a fini scientifici, recepita dall'Italia, ma con lo
scopo di bloccarla.
Quindi bene che si possa svolgere la ricerca, sperando che
il decreto 26/2014 in deroga dal 2014 possa essere
definitivamente modificato. Ora ci aspettiamo notizie di
istituti italiani che intraprendano questi studi, e che non
dobbiamo dipendere solo dagli studi, benemeriti, di altri
paesi.
decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 26
Comitato
Nazionale di Bioetica sperimentazione animale con
riferimento ai divieti posti dal D.L. 26/2014 in merito agli
xenotrapianti e alle sostanze di abuso 27 marzo 2020
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Documento della Pontificia Accademia Per la Vita
La prospettiva degli Xenotrapianti
Aspetti Scientifici e considerazioni Etiche
26.09.2001
Prima che lo xenotrapianto possa diventare una realtà
clinica, è necessario risolvere alcuni problemi pratici.
Uno di essi è il rigetto. Un altro problema è assicurare
il corretto funzionamento del trapianto nel nuovo
ospite, superando la barriera di specie. Inoltre vi è la
necessità di minimizzare la possibilità di introduzione,
attraverso il trapianto, di nuovi agenti infettivi
nell’uomo. Oltre ai problemi scientifici, lo
xenotrapianto solleva poi altre questioni che richiedono
considerazioni di natura teologica, antropologica,
psicologica ed etica, nonché l'esame di problematiche
legali e di questioni procedurali
La problematica relativa alla tutela dell'identità
personale del paziente ricevente costituisce un punto
cardine non solo per l'antropologia filosofica, ma anche
per la teologia morale, come dimostrano alcuni
pronunciamenti ufficiali del Magistero in tema di
xenotrapianti, che la indicano come uno dei criteri
fondamentali di liceità dello xenotrapianto. Prima
Pio XII (Discorso all'Associazione Italiana Donatori di
cornea ed ai Clinici Oculisti e Medici legali, 14 Maggio
1956), successivamente
Giovanni Paolo II (Discorso al
18° Congresso Internazionale della Società dei
trapianti, 29 Agosto 2000), hanno chiaramente
affermato la liceità, in linea di principio, di tale
procedura terapeutica, a condizione che "l'organo
trapiantato non incida sull'integrità dell'identità
psicologica o genetica della persona che lo riceve" e
"che esista la provata possibilità biologica di
effettuare con successo un tale trapianto, senza esporre
ad eccessivi rischi il ricevente". Accanto alla tutela
dell'identità personale, in questi pronunciamenti magisteriali viene indicato un secondo criterio di
liceità dello xenotrapianto: si tratta dell'argomento
del rischio sanitario. Per il resto, dal punto di vista
della teologia morale, valgono per gli xenotrapianti le
condizioni etiche richieste per ogni altro tipo di
trapianto.
La Pontificia Accademia Per la Vita, non ritiene che il documento debba
addentrarsi in questioni procedurali
politico-legislative. Si sottolinea, però, l'importanza
e l'opportunità che si giunga al più presto, attraverso
un reale coordinamento ai vari livelli, alla sostanziale
convergenza della normativa internazionale in materia;
essa, da una parte, deve stabilire le regole per la
prosecuzione della ricerca scientifica, garantendone la
validità e la sicurezza, dall'altra deve vigilare sulla
salute dei cittadini coinvolti e sui potenziali rischi
(soprattutto infettivi) connessi agli xenotrapianti;
inoltre, essa dovrà offrire i criteri per organizzare le
necessarie campagne d'informazione rivolte alla
popolazione intera.
Il documento si conclude col sincero auspicio che lo
sforzo d'indagine profuso da coloro che hanno
collaborato alla stesura - scienziati,giuristi, teologi
e bioeticisti - possa rappresentare un concreto
contributo allo sviluppo della discussione
sull'importante tema degli xenotrapianti, oltre che una
ulteriore espressione della sollecita attenzione della
Chiesa Cattolica nei confronti di problemi connessi con
la malattia e la sofferenza umana.
Il testo completo del documento della Pontificia
Accademia per la vita
L'Italia nello studio per
gli xenotrapianti fa la sua parte dal 1966.
Studi e interventi in Italia
10
maggio 1966
Roma il primo xenotrapianto "da vivente"
2009 Italia
a Cremona nasce il progetto di Avantea srl
2011 In
Italia a Padova
ad
un primate a cui era stato trapiantato un rene di maiale
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2021 - 2024
si studiano gli xenotrapiati, segno della
ripresa della ricerca clinica |
31 luglio Genoma e trapianti, un italiano fra i
massimi esperti mondiali, in futuro xenotrapianti
anche in Europa
|
prof. Emanuele Cozzi |
Tratto da Il Secolo XIX.it di Irma D'Aria con
inserimenti dal web 29 luglio 2024
C’è un italiano tra i protagonisti delle tecnologie
emergenti che cambieranno il mondo nel prossimo
futuro. Si tratta del prof. Emanuele Cozzi,
[immunologo clinico, laureatosi all’Università di
Padova, dopo una esperienza di 12 anni all’estero
presso il New York Medical College e il Dipartimento
di Chirurgia dell’Università di Cambridge, il prof
Cozzi rientra in Italia e si dedica alla
trapiantologia con una particolare attenzione allo
xenotrapianto e agli aspetti legati ai problemi di
rigetto e all’etica del trapianto] del Dipartimento
di Scienze cardio-toraco-vascolari e Sanità pubblica
dell’Università di Padova, delegato del Centro
Nazionale Trapianti presso il Consiglio d’Europa a
Strasburgo. La tecnologia di cui è uno dei massimi
esperti al mondo è la genomica dei trapianti.
Nella lista dei 10 topics più importanti stilati dal
World Economic Forum (Wef) [dal 1971 il Wef riunisce
i maggiori esponenti internazionali della politica e
dell'economia per discutere con giornalisti e
intellettuali le questioni più urgenti che il mondo
si trova ad affrontare in futuro, anche in materia
di salute e ambiente, sforzandosi di avere uno
sguardo imparziale e privo di vincoli politici e
ideologici] c’è infatti anche Genomics for
transplants, dove troviamo il prof. Cozzi, unico
ricercatore di un ateneo italiano presente tra le
eccellenze designate dal World Economic Forum.
I trapianti di organi salvano vite umane, ma la
richiesta supera il pool di donatori disponibili.
Per rispondere a questa esigenza, da più di tre
decenni, la scienza lavora per poter rendere
possibili lo xenotrapianto, cioè il trapianto di
organi da animali in esseri umani. Grazie alla
tecnologia Crisp-Cas9, infatti, ora è possibile
eseguire manipolazioni genetiche nell’animale che si
vuole usare, per esempio un suino, per cercare di
superare il problema immunologico.
“Quello su cui si lavora - spiega Cozzi - è un
maiale geneticamente ingegnerizzato così da renderlo
più compatibile con l'uomo sia dal punto di vista
immunologico per evitare il rigetto, sia da quello
fisiologico per sostenere sul lungo periodo la vita
dell’individuo ospite. Grazie alle tecniche di
editing genetico, è stato possibile eseguire questi
esperimenti nei modelli cosiddetti pre-clinici,
trapiantando organi di maiale in esemplari di
scimmia. Sappiamo che in questo momento al mondo ci
sono almeno tre laboratori in cui ci sono delle
scimmie mantenute in vita con un rene di maiale per
almeno un anno, e in un caso si sono raggiunti quasi
i tre anni”.
Le prime esperienze di xenotrapianto
Dunque, i dati sono davvero incoraggianti e infatti
proprio a marzo di quest’anno a Boston è stato
effettuato il primo trapianto riuscito di un rene
non umano (maiale) in un essere umano vivente.
“Fino ad ora - spiega Cozzi che ha svolto numerosi
studi sullo xenotrapianto prima nel Regno Unito e
poi negli Stati Uniti - gli unici trapianti da
animale a uomo sono stati fatti negli Usa e in Cina,
ma mi auguro che in un tempo abbastanza breve si
possano fare anche in Europa e, perché no, in
Italia. Il mio personale contributo, possibile anche
grazie al sostegno delle strutture in cui opero,
assieme a quello di altri ricercatori, è volto
soprattutto a rendere lo xenotrapianto una realtà
anche a casa nostra”.
Cosa può andar storto
La donazione d’organo resta cruciale anche perché
ancora non siamo pronti per lo xenotrapianto.
Proprio di recente, è morta Lisa Pisano, la seconda
persona al mondo che aveva ricevuto un trapianto di
rene di maiale geneticamente modificato e qualche
mese fa è deceduto anche Richard Slayman, il primo
uomo a sottoporsi a questo tipo di trapianto.
“È importante considerare il fatto che i due
pazienti deceduti sono stati sottoposti a
xenotrapianto di rene e che quest’intervento viene
concesso per uso compassionevole per casi molto rari
e in condizioni cliniche molto severe; pazienti che
proprio per le loro condizioni non avranno mai
accesso all'organo umano”, precisa Cozzi. Che
sottolinea anche che la signora Pisano è deceduta
dopo 45 giorni dallo xenotrapianto “non perché è
venuto a mancare il rene ma per altri problemi di
salute di cui soffriva, mentre la situazione di
Slayman è molto diversa perché questo signore era a
casa già da 3-4 settimane ed è morto
improvvisamente, ma non si è ancora capito cosa sia
accaduto”.
Xenotrapianti in Europa e in Italia
Queste prime sperimentazioni sono state effettuate
in Cina e Stati Uniti. Ma a che punto siamo in
Europa e in Italia?
“Il fatto è - risponde Cozzi - che in questo momento
non esistono in Europa degli animali ingegnerizzati
che abbiano un livello di qualità in termini di
ingegnerizzazione genetica che sia paragonabile a
quella nordamericana, ma ci stiamo lavorando. I
laboratori più importanti per l'ingegnerizzazione
del maiale sono presso l'università di Monaco di
Baviera e anche in Italia c’è un’azienda molto
importante a Cremona [Avantea srl] che si occupa di
ingegnerizzazione di animali e che sta lavorando in
questo settore, ma in questo momento e quasi
certamente per il prossimo anno e mezzo è
improbabile che si possano fare degli xenotrapianti
con degli organi di maiale ingegnerizzati in
Europa”.
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17 maggio CINA xenotrapianto di fegato
su una
persona in vita
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dr.
Sun Beicheng |
Un team di chirurghi del First Affiliated Hospital
dell’Università medica di Anhui in Cina ha concluso
con successo lo xenotrapianto di un fegato di
maiale, un settantunenne cinese è la prima persona
vivente a ricevere un trapianto di fegato da un
maiale geneticamente modificato. A più di due
settimane dall'intervento, l'uomo "sta bene",
afferma Sun Beicheng, chirurgo che ha coordinato
l'operazione.
Il 17 maggio scorso, l’uomo è stato portato in sala
operatoria per uscirne quasi 8 ore dopo, durante le
quali i chirurghi hanno rimosso il lobo destro del
suo fegato e l’hanno sostituito con un fegato da 514
grammi di un maiale in miniatura di 11 mesi che
pesava 32kg, che aveva subito 10 modifiche
genetiche, necessarie per impedire che i suoi organi
venissero rigettati dal corpo del ricevente una
volta trapiantato.
In particolare, i chirurghi hanno disattivato 3 geni
legati alla produzione di zuccheri sulla superficie
delle cellule del maiale e che vengono presi di mira
dal sistema immunitario umano e, allo stesso tempo,
hanno anche introdotto sette geni in grado di
esprimere proteine umane.
L’intervento è andato per il verso giusto e non
appena i chirurghi hanno ristabilito il flusso
sanguigno al fegato, questo ha iniziato subito a
produrre bile.
Il primo giorno ne ha prodotti 10 millilitri
aumentando gradualmente fino a 200-300 mL al
tredicesimo giorno: considera che una persona sana
ne produce almeno 400 mL al giorno.
A sorprendere però sono le condizioni dell’organo,
che non presenta segni di rigetto e nemmeno la
presenza di tracce di citomegalovirus suino, che
potrebbe innescare più di una complicazione come già
successo negli xenotrapianti precedenti.
Testo e foto tratti dalla rete.
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12 aprile NEW YORK
secondo xenotrapianto di rene
Lisa Pisano, donna di
54 anni di Cookstown nel New Jersey è diventata la
seconda persona vivente a ricevere un rene di maiale
geneticamente modificato.
Lo stato clinico della
signora Pisano, era particolarmente disperata:
affetta da diabete, aveva subito diversi attacchi di
cuore ed era in dialisi per insufficienza renale.
«Non avevo davvero una vita», racconta descrivendo
la sua esistenza prima del trapianto.
L'intervento, è stato
eseguito presso la NYU Langone Health il 12 aprile
scorso, con il rene è stato trapianto il timo (la
ghiandola collocata nel torace, davanti alla
trachea, la cui funzione principale è quella di
garantire la maturazione dei linfociti T, un tipo di
globuli bianchi che svolgono un ruolo di
fondamentale importanza all’interno del sistema
immunitario) del maiale per aiutare a prevenire il
rigetto.
Alla paziente il 4
aprile è stata impiantata una pompa cardiaca
meccanica, aveva un'insufficienza cardiaca e una
malattia renale allo stadio terminale e non era
idonea per un trapianto di organi umani a causa di
diverse altre condizioni mediche. L’équipe medica
dice che la signora si sta riprendendo bene.
È il primo caso di un
paziente con una pompa cardiaca meccanica che riceve
un trapianto d'organo di qualsiasi tipo. È il
secondo trapianto conosciuto di un rene di maiale
geneticamente modificato in una persona vivente e il
primo con un timo di maiale combinato.
La serie di procedure
è stata eseguita per un periodo di nove giorni. Nel
primo caso, i chirurghi hanno impiantato una pompa
cardiaca, un dispositivo di assistenza ventricolare
sinistra, per sostituire la funzione del suo cuore
indebolito che viene utilizzato nei pazienti in
attesa di un trapianto di cuore o che non sono
candidati al trapianto di cuore. Senza di essa,
l'aspettativa di vita sarebbe stata di pochi giorni
o settimane
Il secondo intervento
chirurgico il trapianto di organi di maiale. La
ghiandola del timo dell'animale, responsabile del
rafforzamento del sistema immunitario, è stata
posizionata sotto il cappuccio del rene. L'aggiunta
del timo del maiale mira a riprogrammare il sistema
immunitario per renderlo meno suscettibile al
rigetto e, si spera, consentirà ai medici di ridurre
la quantità di farmaci immunosoppressori che deve
assumere, ha affermato Robert Montgomery, direttore
del Transplant Institute della NYU Langone.
(notizie dalla rete
foto della signora Pisano da leggo.it)
29 MAGGIO Il rene di maiale geneticamente
modificato è stato espiantato il 29 maggio dopo 47
giorni in quanto aveva iniziato a perdere
funzionalità, secondo una dichiarazione della della
NYU Langone Health. La paziente, Lisa Pisano, 54
anni, del New Jersey, è stabile e ha iniziato la
dialisi, hanno detto i suoi medici.
Pisano ha ricevuto prima una pompa cardiaca
meccanica, chiamata LVAD, il 4 aprile e poi, il 12
aprile, ha ricevuto un rene e una ghiandola del timo
da un maiale geneticamente modificato. Il suo caso è
il primo trapianto d'organo segnalato in una persona
con una pompa cardiaca meccanica, ha detto la NYU
Langone, ed è stato il secondo trapianto conosciuto
di un rene di maiale geneticamente modificato in un
ricevente vivente e il primo trapiantato insieme al
timo.
Si sono verificati diversi episodi in cui “la
pressione sanguigna generata dal dispositivo di
assistenza ventricolare sinistra (LVAD) non era
adeguata a fornire una perfusione ottimale al rene,
causando una riduzione cumulativa della funzione
renale”, ha affermato il dottor Robert Montgomery,
direttore del NYU Langone Transplant Institute,
nella dichiarazione. “A conti fatti, il rene non
contribuiva più abbastanza da giustificare la
continuazione del regime di immunosoppressione”.
Non ci sono stati segni di rigetto dopo una recente
biopsia del rene, secondo Montgomery, ma si sono
verificati "danni significativi al rene dovuti a
episodi di flusso sanguigno insufficiente".
La pompa cardiaca di Pisano continua a funzionare.
“Lisa è una pioniera ed un’eroina nello sforzo di
creare un’opzione sostenibile per le persone in
attesa di un trapianto di organi. La sua forza e il
suo coraggio di fronte alle avversità ci ispirano e
ci spingono mentre continuiamo a perseguire la
speranza e la promessa degli xenotrapianti”, ha
affermato Montgomery.
I medici di Pisano hanno ricevuto il permesso dalla
Food and Drug Administration statunitense di
eseguire le nuove procedure nell'ambito delle sue
politiche di accesso ampliato o di “uso
compassionevole”, che danno ai pazienti malati
terminali senza altre opzioni l'accesso a prodotti
medici sperimentali al di fuori degli studi clinici.
Il rene proveniva da un maiale geneticamente
modificato per alterare un gene responsabile della
produzione di uno zucchero, chiamato alfa-gal. Si
trova sulla superficie delle cellule animali e può
essere riconosciuto e attaccato dagli anticorpi
umani. La ghiandola del timo del maiale, che svolge
un ruolo nell'immunità, è stata posta sotto la
copertura del rene nel tentativo di aiutare il
sistema immunitario di Pisano a riconoscere
l'organo.
Anche se alla fine il rene dovette essere rimosso
dal Pisano, Montgomery disse che il rene sarebbe
stato studiato per ulteriori approfondimenti e
sottolineò l’importanza del suo contributo
all’obiettivo più ampio.
8 luglio la
signora Pisano è deceduta a seguito delle sue
condizioni cliniche con le problematiche
cardiologiche
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il Prof.
Robert Montgomery |
la signora Lisa Pisano |
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Prof. Leonardo V. Riella |
16 marzo Boston primo xenotrapianto
di rene di maiale
su un uomo
vivo.
La notizia approfondita il più possibile in rete su più
siti, merita di essere letta e aggiornata nei prossimi mesi.
Dopo lunghi studi, i primi 3 trapianti di rene su persone
clinicamente morte siamo arrivati al primo su una persona
viva. Un passo avanti importante per la ricerca per arrivare
in futuro a poter meglio curate le malattie renali e chi
necessita di un
trapianto.
Il rene di un maiale geneticamente modificato è stato
trapiantato in un uomo, di professione supervisore del
dipartimento statale dei Trasporti, di 62 anni Richard
"Rick" Slayman di Weymouth,
(Massachusetts), al Massachussets General Hospital (MGH) di
Boston. I chirurghi del Mass General Transplant Center hanno
condotto l’intervento, durato quattro ore, sabato 16 marzo.
Richard "Rick" Slayman soffre di
diabete di tipo 2 e ipertensione da molti anni, aveva già
ricevuto un trapianto di rene da un donatore deceduto nel
dicembre 2018, eseguito presso MGH da Kawai, dopo essere
stato in dialisi sette anni.
Il rene trapiantato ha mostrato segni di cedimento circa
cinque anni dopo e Slayman ha
ripreso la dialisi nel maggio 2023. In dialisi, ha
riscontrato gravi complicazioni ricorrenti nell’accesso
vascolare che hanno richiesto visite in ospedale ogni due
settimane per le revisioni chirurgiche, con un impatto
significativo per la sua qualità di vita era comunque in
lista di attesa per un secondo trapianto.
Ha spiegato il Dr. Winfred Williams del Mass General,
nefrologo medico curante di Slayman che stava diventando
sempre più scoraggiato, diceva di non poter proprio andare
avanti così. Quando il Dr. Williams ha proposto di ricevere
un rene di maiale, dopo molte domande Slayman ha deciso di
procedere.
Secondo quanto riportato nel comunicato stampa del Mass
General Hospital, si legge, tra l’altro che Slayman è in
buone condizioni, il rene ha iniziato a produrre urina poco
dopo la conclusione dell'intervento e cammina già per i
corridoi del reparto.
L’intervento è stato preparato ed eseguito sotto la guida
del Prof. Leonardo V. Riella, direttore medico per i
trapianti di rene, dal Prof. Tatsuo Kawai, direttore del
Legorreta Center for Clinical Transplant Tolerance, insieme
al Prof. Nahel Elias, direttore ad interim del reparto di
chirurgia e chirurgia dei trapianti del reparto trapianti di
rene.
La procedura è stata eseguita nell'ambito di un protocollo
della FDA (Food and drug administration,) ad uso
compassionevole, e il prof. Riella ha guidato il gruppo di
medici del Mass General Transplant Center rigorosamente
esaminato dalla FDA prima della sua approvazione alla fine
di febbraio.
La casa farmaceutica Eledon Pharmaceuticals Inc. (NASDAQ:
ELDN) ha annunciato, per questo trapianto l’utilizzo del
farmaco Tegoprubart, l'anticorpo anti-CD40L sperimentale,
che ha svolto un ruolo chiave nel regime di trattamento
immunosoppressivo, contribuendo a impedire che l'organismo
rigettasse l'organo trapiantato.
Il rene trapiantato proviene da un maiale progettato dalla
società biotecnologica eGenesis, che da anni produce e
studia maiali geneticamente modificati, che ha rimosso tre
geni coinvolti nel potenziale rigetto dell'organo. Inoltre,
sono stati inseriti 7 geni umani per migliorare la
compatibilità umana. I maiali trasportano retrovirus che
possono infettare gli esseri umani e l'azienda ha anche
inattivato gli agenti patogeni.
In un recente studio di Fase 1b che ha coinvolto 11
partecipanti, tegoprubart è risultato generalmente sicuro e
ben tollerato, prevenendo efficacemente il rigetto e
consentendo una funzione renale post-trapianto superiore
alle medie storiche.
Per lo studio di Fase 2 BESTOW, che confronta tegoprubart
con tacrolimus, l'attuale trattamento standard per la
prevenzione del rigetto, sta attualmente reclutando
partecipanti e mira a completare l'arruolamento entro la
fine del 2024.
4 APRILE dimesso
dall'ospedale
Rick Slayman
Sta bene ed è stato dimesso
dall'ospedale il sig. Rick Slayman, la prima persona ad aver
ricevuto il rene di un maiale geneticamente modificato,
xenotrapianto.
A Rick Slayman i nostri auguri
con un pensiero per il futuro che ci aspetta,
Lo hanno comunicano, qualche
ora fa, sui social gli account del Massachusetts General
Hospital di Boston e del prof. Leonardo V. Riella, il
Responsabile Medico del programma di studi del trapianto
renale della Harvard University.
(Foto dalla pagina FB del
Massachusetts General Hospital
9 MAGGIO, è deceduto
dopo due mesi dall’operazione
Rick Slayman sottoposto al trapianto di un rene di maiale geneticamente
modificato il 16 marzo scorso.
L’ospedale ha chiarito che
[almeno per ora] non sono emerse indicazioni che il
trapianto sia stato direttamente correlato alla sua morte.
Il rene utilizzato per il
trapianto era stato geneticamente modificato dalla compagnia
eGenesis che da anni lavora sul programma, che ha eliminato
geni potenzialmente pericolosi, responsabili del rigetto da
parte del sistema immunitario umano. Inoltre, sono stati
inseriti sette geni umani compatibili con il paziente. Allo
stesso tempo, i retrovirus presenti nei maiali, che
potrebbero rappresentare un rischio di infezione per gli
esseri umani, sono stati resi inattivi.
Nonostante le speranze e le
aspettative legate a questo innovativo procedimento, la
scomparsa di Slayman solleva interrogativi e richiede
ulteriori indagini per comprendere appieno le cause del suo
decesso. La comunità scientifica e medica seguirà
attentamente lo sviluppo di questa vicenda, continuando a
valutare gli xenotrapianti come opzione terapeutica per il
futuro.
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Dou,
Tao Kaishan |
10 marzo, il team dell'ospedale Xijing, tra cui Dou,
Tao Kaishan e Wang Lin, hanno trapiantato un fegato di
maiale del peso di 700 grammi in uomo di 50 anni
clinicamente morto in Cina è diventato la prima persona a
ricevere un fegato da un maiale.
L'esecuzione dell'intervento ha richiesto circa nove ore.
L’uomo ha ricevuto un regime quotidiano di farmaci
immunosoppressori e il suo fegato originale è stato lasciato
al suo posto.
Con il consenso della famiglia dell'uomo, i ricercatori
hanno cucito l'organo, proveniente da un maiale in miniatura
geneticamente modificato, nei vasi sanguigni dell'uomo, dove
è rimasto per dieci giorni.
È stato rimosso chirurgicamente il 20 marzo, dice Dou Kefeng,
uno dei chirurghi che hanno condotto il trapianto
all'ospedale Xijing dell'Università medica dell'aeronautica
militare di Xi'an. "Il nostro studio è appena terminato e il
colore e la consistenza del fegato di maiale [trapiantato]
sono generalmente normali."
Lo scopo della procedura era verificare se un giorno gli
organi di maiale geneticamente modificati potessero essere
utilizzati per rifornire gli ospedali per i trapianti.
I chirurghi di Xijing affermano che il fegato di maiale
secerneva più di 30 millilitri di bile ogni giorno, segno
che funzionava.
L'intervento segna la prima volta che un fegato di maiale
viene trapiantato in un essere umano. Tuttavia, a gennaio,
un team guidato dal chirurgo dei trapianti Abraham Shaked
dell'Università della Pennsylvania a Filadelfia ha collegato
una persona clinicamente morta al fegato di un maiale
geneticamente modificato situato all'esterno del suo corpo.
L'organo ha fatto circolare il sangue della persona per tre
giorni.
Luhan Yang, amministratore delegato della Qihan Biotech di
Hangzhou, in Cina, che sta sviluppando suini geneticamente
modificati come fonte di organi, afferma di aspettarsi più
xenotrapianti in persone clinicamente morte o, per ragioni
compassionevoli.
Il fegato proveniva da un maiale nano Bama (Sus scrofa
domestica) allevato dalla società Clonorgan Biotechnology a
Chengdu, in Cina. Conteneva sei modifiche genetiche, dice
Wang. Questi hanno disattivato tre geni per le proteine
presenti
sulla superficie delle cellule suine e hanno introdotto tre
geni per le proteine
umane,
per evitare che il donatore rigettasse l'organo suino.
Dou afferma che il maiale è stato allevato in una struttura
specializzata esente da agenti patogeni ed è risultato
negativo per circa una dozzina di agenti patogeni, tra cui
lo Streptococcus suis, il ceppo di tipo 2 di Mycoplasma
pneumoniae e il citomegalovirus suino. Finora non ha visto
segni di una forma immediata di rigetto d'organo e il fegato
produce bile. “Questo è incoraggiante”, afferma Cooper.
I ricercatori hanno anche prelevato campioni di sangue
giornalieri e biopsie epatiche e valuteranno in dettaglio la
risposta immunitaria, il rischio di infezione e la
funzionalità epatica. "Stiamo facendo valutare da un
patologo se c'è un rigetto acuto", dice Dou.
L'intervento è stato approvato dalla famiglia del ricevente
e da diversi comitati universitari, dice Wang. "È stato
rigorosamente effettuato secondo le normative nazionali e
internazionali pertinenti."
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13 febbraio
2024 Giappone una startap della MEIJI UNIVERSITY alleva
maiali per fornire, in futuro, organi da trapiantare
nell'uomo
Una nuova notizia di studi per superare la dialisi ed il
trapianto come lo conosciamo oggi ci arriva dal Giappone.
La startup PorMedTec ha annunciato la nascita di un maiale
adatto allo "xenotrapianto", una tecnica in base al quale
gli organi prelevati da animali di specie diversa vengono
trapiantati nell'uomo.
L'azienda punta a iniziare gli studi clinici nel 2025 dopo
aver confermato che gli organi animali siano sicuri.
Nel settembre 2023, l'azienda aveva ricevuto la fornitura di
cellule di maiale sviluppate dall'azienda biotecnologica
statunitense eGenesis (già conosciuta per gli studi e
produzione di maiali geneticamente modificati) utilizzando
la tecnologia di "editing del genoma" (modifica del genoma).
Il sistema immunitario umano tende a non rigettare questo
tipo di organi suini.
È già stato appurato che le scimmie alle quali erano stati
trapiantati reni di maiale sviluppati da eGenesis sono
riuscite a sopravvivere per circa due anni.
Hiroshi Nagashima,
(professore dell'Università Meiji, nonché scienziato e
fondatore della PorMedTec che da anni studia la possibilità
di trapianti tra animali diversi), ha dichiarato: "Siamo
finalmente giunti al via per l'attuazione degli
xenotrapianti in Giappone".
Il primo obiettivo dell'azienda per l'applicazione clinica è
il trapianto di rene, per il quale c'è una grave carenza di
donatori.
Tuttavia, l'applicazione pratica degli xenotrapianti
richiederà sia una maggiore comprensione dell'argomento da
parte del pubblico, compresi i pazienti, sia la definizione
di leggi e normative. (ICE TOKYO)
Fonte notizia:
Nikkei, 13 febbraio 2024 Agenzia ICE in parentesi le note di
redazione |
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18 gennaio 2024 primo
xenotrapianto di fegato impiantato all'esterno dell'uomo
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Dr.
Abraham Shaked |
I chirurghi dell'Università
della Pennsylvania hanno annunciato di essere riusciti a
collegare esternamente un fegato di maiale geneticamente
modificato a una persona cerebralmente morta, e che l'organo
ha funzionato normalmente per ben 72 ore, i ricercatori
hanno collegato il fegato di un maiale – geneticamente
modificato da eGenesis – a un dispositivo realizzato da
OrganOx che di solito aiuta a preservare i fegati umani
donati prima del trapianto.
I ricercatori responsabili
dello studio ritengono che i fegati di maiale potrebbero
essere utilizzati per tenere in vita i pazienti che
necessitano di un trapianto e sono in attesa di un donatore,
potrebbero offrire un supporto temporaneo alle persone che
hanno problemi al fegato che però potrebbero risolversi: "Se
si riesce a fornire un modo per aumentare le possibilità di
recupero, forse si può anche evitare il trapianto", afferma
Abraham Shaked, chirurgo dell'Istituto dei trapianti
dell'Università della Pennsylvania, che ha supervisionato lo
studio.
Lo studio è stato condotto a
dicembre dell'anno scorso, i medici hanno mantenuto il
paziente collegato all'ossigeno anche dopo aver confermato
la morte cerebrale.
Il fegato del paziente è
rimasto così intatto, mentre il fegato di maiale è stato
posizionato all'interno di un macchinario per la perfusione,
comunicando con l'organo umano attraverso dei tubi.
Da una vena dell'inguine, i
medici hanno fatto fluire il sangue attraverso il fegato di
maiale nella macchina, riportandolo poi nella persona
deceduta attraverso la vena del collo.
La procedura è stata condotta
con il consenso della famiglia, interrompendola dopo tre
giorni. In queste 72 ore, il fegato di maiale ha prodotto
bile e ha contribuito a mantenere la normale acidità del
sangue del paziente, che è rimasto in condizioni stabili per
tutto il tempo.
"Siamo stati tutti sorpresi
perché il fegato aveva ancora un aspetto sano dopo tre
giorni", è stato il commento di Shaked.
Questo studio rappresenta un
passo avanti verso l'utilizzo di organi di maiali, per
effettuare trapianti, infatti la Food and Drug
Administration statunitense sta valutando se consentire a un
piccolo numero di americani che necessitano di un nuovo
organo di offrirsi volontari per studi rigorosi sui cuori o
sui reni dei suini.
Tratto dall’articolo è apparso
originariamente su Wired US il 18 gennaio 2024
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20 settembre 2023
Usa, cuore di maiale trapiantato in un uomo: è la seconda
volta al mondo
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Prof. Bartley
Griffith |
A ricevere l'organo è stato
Lawrence Faucette, 58enne veterano della Marina e padre di 2
figli, affetto da un'insufficienza cardiaca e considerato
non idoneo alla donazione di un cuore umano a causa di
malattie vascolari preesistenti e complicazioni emorragiche.
Per la seconda volta al mondo
un cuore di maiale geneticamente modificato è stato
trapiantato nel corpo di un uomo, l'intervento è stato
effettuato negli Stati Uniti dai medici della School of
Medicine dell'Università del Maryland.
Faucette al termine del
trapianto sperimentale l'uomo respirava da solo e il nuovo
cuore funzionava “senza alcuna assistenza da parte di
dispositivi di supporto”, ha fatto sapere l’università. Il
58enne è stato sottoposto a un trattamento con farmaci
antirigetto convenzionali e ha ricevuto una terapia con
anticorpi per evitare che il suo corpo rigettasse il nuovo
organo.
E’ il secondo xenotrapianto ed
entrambi gli interventi cardiaci sono stati eseguiti da
esperti della School of Medicine dell'Università del
Maryland, con il primo paziente che però è morto due mesi
dopo a causa di "una moltitudine di fattori negativi tra cui
il suo precario stato di salute già da prima
dell'operazione", secondo quanto riferito dalla stessa
università.
David Bennett era stato il
primo uomo a ricevere il cuore di maiale geneticamente
modificato. L’operazione era avvenuta il gennaio del 2022.
Il paziente era sopravvissuto allo xenotrapianto senza
mostrare segni di rigetto nell’immediato ma le sue
condizioni si erano aggravate fino alla morte avvenuta due
mesi dopo l’intervento.
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Lawrence Faucette |
Nei due anni trascorsi da
allora, i ricercatori dell’Università del Maryland hanno
analizzato nel dettaglio la vicenda di Bennett per capire
cosa fosse andato storto. Ne sono venuti fuori due studi,
uno sul New England Journal of Medicine e uno su The Lancet,
che giungono alla stessa conclusione: l’operazione ha
funzionato, il cuore del maiale ha fatto bene il suo lavoro
e non è andato incontro a un rigetto acuto, ma le condizioni
di salute del paziente prima dell’intervento erano
estremamente precarie e non gli hanno permesso di superare
la crisi post-operatoria. Secondo i calcoli degli
scienziati, in condizioni favorevoli, il cuore di un maiale
può resistere nel corpo umano per tre anni. Un traguardo che
ora sperano di raggiungere con il secondo paziente
sottoposto alla procedura.
L’animale donatore con le
modifiche genetiche opportune per aumentare il più possibile
la compatibilità degli organi proviene dai laboratori
specializzati in xenotrapianti del dipartimento Revivicor
della United Therapeutics Corporation, con sede a Blacksburg
in Virginia.
L’organo animale è stato
“umanizzato” grazie a 10 specifiche modifiche genetiche,
alcuni geni sono stati tolti, altri inseriti. Più
precisamente: sono stati eliminati tre geni responsabili del
rigetto degli organi di maiale da parte degli anticorpi
umani, sono stati invece inseriti sei geni umani che rendono
l’organo del maiale accettato dall’uomo e infine è stato
eliminato un gene aggiuntivo per prevenire la crescita
eccessiva del tessuto cardiaco del maiale.
Il giorno dell’intervento il
team di chirurghi guidato da Bartley P. Griffith e Muhammad
M. Mohiuddin ha rimosso il cuore dell’animale per
posizionarlo nella macchina per la perfusione (XVIVO Heart
Box), l’apparecchio che mantiene l’organo funzionante fino
al momento del trapianto.
Per aumentare le possibilità
di successo dell’intervento, questa volta il paziente ha
ricevuto una nuova terapia anticorpale abbinata ai
tradizionali farmaci antirigetto. Si tratta di un anticorpo
monoclonale sperimentale, chiamato tegoprubart che blocca la
proteina CD154 coinvolta nell'attivazione del sistema
immunitario e riduce così il rischio di una reazione del
sistema immunitario rivolta contro l’organo impiantato.
Per ora il cuore di maiale
funziona bene e non sono emersi segni di rigetto
immunitario. Il paziente sarà monitorato attentamente per
individuare eventuali infezioni di origine suina. Prima del
trapianto, il maiale donatore era stato regolarmente
sottoposto a screening per numerosi virus, batteri e
parassiti suini e i test non avevano rivelato alcun agente
patogeno inaspettato. Le prossime settimane saranno cruciali
per valutare la risposta del sistema immunitario che
potrebbe mettere a rischio la vita del paziente.
Lawrence Faucette è morto
lunedì 30 ottobre 40 giorni dopo l'intervento
Secondo la Scuola di Medicina
dell'Università del Maryland, il cuore è sembrato sano per
il primo mese, poi ha iniziato a dare segnali di rigetto
negli ultimi giorni.
In una dichiarazione la moglie
di Faucette, ha spiegato che suo marito "sapeva che il suo
tempo con noi era breve e questa era la sua ultima
possibilità di fare qualcosa per gli altri. Non avrebbe mai
immaginato che sarebbe sopravvissuto così a lungo".
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professor Robert Montgomery
AP Photo
euronew |
18 agosto 2023 La notizia che il Prof.
Robert Montgomery (a sua volta trapiantato di cuore)
continua gli studi sullo xenotrapianto, è molto importante.
Il Prof. Robert Montgomery nel maggio scorso
è stato ospite della Società Italiana di Nefrologia a
Bergamo per una Lectio Magistralis, segno tangibile
dell’interesse che c’è in Italia.
Leggendo gli articoli pubblicati ieri in rete
abbiamo tratto questo sunto, che vi consigliamo di leggere,
una speranza per il futuro dei trapianti.
- L’intervento, è stato eseguito il 14 luglio
dall’equipe del professor Robert Montgomery della New York
University Langone, che ha collegato l’organo geneticamente
modificato a un paziente di 57 anni, grazie alla famiglia
che ha deciso di donare il suo corpo dopo la dichiarazione
di morte cerebrale, mantenuto con il cuore battente e con
supporto ventilatorio.
Nel 2021 il Prof. Mongomery effettuò lo
xenotrapianto su una paziente con una gravissima disfunzione
renale e tenuta in vita con un ventilatore, durato 54 ore,
l’equipe oggi ha trapiantato un rene di maiale geneticamente
modificato che continua a funzionare bene dopo 32 giorni e
rappresenta il periodo più lungo in cui un rene di maiale
modificato geneticamente ha funzionato in un essere umano.
Il rene è stato ottenuto da un più maiale
geneticamente modificato, chiamato GaleSafe e sviluppato
dall'unità Revivicor, una filiale della United Therapeutics
Corporation del Maryland.
«Questo lavoro dimostra che un rene di
maiale, con una sola modificazione genetica e senza farmaci
o dispositivi sperimentali, può sostituire la funzione di un
rene umano senza essere rifiutato», spiega il professor
Montgomery.
Il rene trapiantato ha iniziato a produrre
immediatamente urina, superando l’ostacolo del rigetto
iperacuto, che in genere si verifica pochi minuti dopo che
un organo animale è connesso al sistema circolatorio umano.
«Eliminando» il gene che codifica la biomolecola nota come
alfa 1,3 galattosio o alfa-gal (identificata come
responsabile di un rapido rigetto mediato da anticorpi degli
organi di maiale da parte dell’uomo) il rigetto immediato è
stato evitato in tutti e cinque gli xenotrapianti alla NYU
Langone. Inoltre, la ghiandola del timo del maiale, che è
responsabile dell’educazione del sistema immunitario, è
stata incorporata sotto lo strato esterno del rene per
evitare nuove risposte immunitarie ritardate.
È stato dimostrato che la combinazione di
modifiche previene il rigetto dell’organo, preservando la
funzione renale. Per garantire che la funzione renale del
corpo fosse sostenuta esclusivamente dal rene di maiale,
entrambi i reni nativi del ricevente del trapianto sono
stati rimossi chirurgicamente.
Durante la fase di osservazione di questi
giorni, il personale della Terapia intensiva ha mantenuto il
supporto circolatorio del paziente mentre le prestazioni del
rene sono state monitorate e campionate con biopsie
settimanali. I livelli di creatinina, erano nell’intervallo
ottimale.
Ora l’obiettivo, è di valutare le prestazioni
dell’organo trapiantato nel secondo mese dopo l'operazione.
Una sfida alquanto complessa, considerando che è molto
difficile mantenere in vita una persona per altri 30 giorni
in queste condizioni.
I dati aggiuntivi delle prossime settimane
saranno analizzati ulteriormente per sviluppare una
comprensione più profonda di questo straordinario progresso
medico. «Riteniamo che l’utilizzo di un maiale già ritenuto
sicuro dalla FDA (Food and Drug Administration) in
combinazione con ciò che abbiamo trovato finora nella nostra
ricerca sugli xenotrapianti ci avvicini alla fase di
sperimentazione clinica» aggiunge il professor Montgomery.
«Sappiamo che questa procedura ha il potenziale per salvare
migliaia di vite, ma vogliamo garantire la massima sicurezza
e assistenza mentre andiamo avanti», conclude. -
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professor Robert Montgomery
AP Photo
euronew |
Il 25 settembre 2021, un rene di maiale geneticamente
modificato è stato collegato a una donna di 66 anni in stato
di morte cerebrale collegata alle apparecchiature per
mantenere la respirazione e il battito cardiaco, con segni
di disfunzione renale, la cui famiglia ha consentito
all'esperimento prima di staccare le macchine. La figlia ha
raccontato che la mamma aveva trascorso l’intera vita ad
aiutare gli altri, specialmente persone in dialisi, e che
quindi sarebbe stata felice di poter aiutare in qualche modo
la ricerca.
L’intervento è stato eseguito presso la NYU Langone Health
di New York City, con il team di chirurghi diretto dal
Professor Robert Montgomery, che a sua volta ha ricevuto tre
anni fa il trapianto di cuore da un donatore con epatite C.
Durante l’intervento hanno collegato l'organo ai vasi
sanguigni, nella parte superiore della gamba al di fuori
dell'addome, osservandone il funzionamento per 54 ore. I
risultati dei test sembravano nella norma, ha spiegato
Montgomery, sottolineando che l'organo ha prodotto la
quantità di urina che ci si aspetterebbe da un rene umano
trapiantato, e non c'erano prove di rigetto precoce e ha
funzionato bene senza innescare subito segni di rigetto e
incompatibilità.
Il Professor Montgomery ha raccontato che se l’intervento
non avrebbe avuto successo il rene una volta riattivato il
flusso del sangue, avrebbe dovuto rompersi e gonfiarsi. È
stato il momento più critico e delicato, ha raccontato,
perché avrebbero potuto succedere due sole cose: il rene
avrebbe potuto diventerebbe blu, segno che il sistema
immunitario stava combattendo l’organo estraneo oppure dal
bianco avrebbe potuto diventare rosso intenso, rosso vivo,
quindi filtrare il sangue.
Racconta ancora che la sala operatoria si era fatta muta e
tutti i chirurghi sono rimasti immobili, con il fiato
trattenuto nei polmoni perché niente, neanche un soffio
avrebbe dovuto interferire nel “dialogo” tra l’organo e il
corpo della donna, alla fine tutto ha funzionato. Il rene ha
cominciato a filtrare il sangue dagli scarti prodotti
dall’organismo e produrre urina. Il sistema immunitario non
sembrava opporsi affatto al rene “estraneo”.
Diverse aziende stanno lavorando alla modifica genetica dei
maiali. Nello specifico dell’intervento, il maiale da cui è
stato prelevato il rene era stato geneticamente modificato,
infatti le cellule dei maiali presentano sulla loro
superficie una molecola fatta di zuccheri chiamata
l’alfa-gal, non presente nell’uomo e che il nostro sistema
immunitario riconosce come estranea sugli organi
trapiantati, attaccandoli e innescando il rigetto. Il maiale
al quale è stata tolta la molecola l’alfa-gal è stato
prodotto dall’azienda biotech specializzata nella medicina
rigenerativa la Revivicor di United Therapeutics Corp (UTHR.O)
la società che ha progettato un allevamento con 100 maiali
allevati in condizioni strettamente controllate, in una
struttura in Iowa stato appartenente al Midwest degli Stati
Uniti.
Revivicor Inc. è un'azienda di medicina rigenerativa
focalizzata sull'applicazione di piattaforme di
biotecnologia animale all'avanguardia per fornire una fonte
di tessuto alternativa di qualità superiore, ad alto volume,
compatibile con l'uomo per il trattamento della malattia
degenerativa umana. La società con sede in Virginia è stata
costituita nel 2003 come derivazione della società
britannica PPL Therapeutics, che ha prodotto il primo
animale clonato nel 2003 la pecora Dolly. Revivicor ha
successivamente sviluppato questa tecnologia, clonando i
primi maiali geneticamente modificati (GE) e ora produce
isole, organi e dispositivi medici di suini destinati ad
applicazioni cliniche umane.
Questo è il racconto per quanto si legge, dalla rete abbiamo
tratto 3 considerazioni:
-
Sebbene Revivicor, abbia ricevuto nel dicembre 2020
l’approvazione della Food and Drug Administration (FDA) per
l’alterazione genetica, dovrà lavorare molto e presentare
più documenti prima che gli organi possano essere
trapiantati negli esseri umani viventi.
-
Dell’intervento per il momento non è stato pubblicato nessun
articolo su una rivista scientifica e quindi validato da una
commissione di “pari”.
-
54 ore sono troppo poche per fare affermazioni sul rigetto
immunologico o sulla possibile trasmissione di virus suini.
Senza contare i problemi etici, sociali e legislativi.
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La Professoressa
Jayme Locke |
30 settembre 2021 i reni di un maiale geneticamente
modificato sono stati trapiantati al sig. Jim Parsons di 57
anni in stato di morte cerebrale, (stato clinico uguale al
precedente xenotrapianto di rene). Parsons era un donatore
di organi registrato attraverso l'organizzazione 'Legacy of
Hope', ha sempre desiderato poter aiutare gli altri, ma i
suoi organi non erano idonei alla donazione. La sua famiglia
ha permesso che il suo organismo venisse mantenuto in
funzione per l'intervento.
L’intervento, è avvenuto il 30 settembre scorso, pochi
giorni dopo il primo intervento, ma la notizia è stata
diffusa nei giorni scorsi. Il primo ad essere descritto su
una rivista medica sottoposta a revisione paritaria, è stato
condotto dall’equipe della Birmingham Heersink School of
Medicine dell’Università dell’Alabama, negli Stati Uniti,
guidata dal chirurgo Professoressa Jayme Locke.
La procedura adottata presso l’Università dell’Alabama si è
basata sulle normali tecniche di trapianto renale da uomo a
uomo, affrontando tutte le questioni relative ai rischi
dello xenotrapianto, a partire dalla valutazione
dell’insieme delle modificazioni genetiche implementate nei
suini per evitare il rigetto dell’organo animale da parte
degli esseri umani.
Secondo quanto riportato dall’equipe medica sull’American
Journal of Transplantation, i reni impiantati hanno prodotto
urina dopo circa 23 minuti e hanno continuato a farlo per 77
ore, sebbene l’organo di destra ne producesse di più di
quello di sinistra. Quando i due reni sono stati poi rimossi
i chirurghi non hanno osservato segni che indicassero
complicanze associate al rigetto.
Il processo affrontato, raccontano gli scienziati, "dimostra
la fattibilità a lungo termine della procedura". I reni
trapiantati filtravano il sangue, producevano urina e,
soprattutto, non venivano immediatamente rigettati. Sono
rimasti vitali fino al termine dello studio. "Questo momento
rivoluzionario nella storia della medicina rappresenta un
cambio di paradigma e una pietra miliare nel campo degli
xenotrapianti, che è probabilmente la migliore soluzione
alla crisi della carenza di organi", ha affermato la
professoressa Jayme Locke, direttore del Comprehensive
Transplant Institute della Uab e chirurgo capo dello studio.
"Abbiamo colmato lacune cruciali".
"Il
nostro sogno - ha commentato l'ex moglie di Parsons, Julie
O'Hara - è che nessun'altra persona muoia in attesa di un
rene e sappiamo che Jim è molto orgoglioso del fatto che la
sua morte possa potenzialmente portare così tanta speranza
agli altri" |
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Prof. Bartley
Griffith |
7 gennaio 2022 a Baltimora, i
medici dell'University of Maryland Medical Center
hanno eseguito uno xenotrapianto di cuore di maiale
nel petto di un uomo di 57 anni, di nome David
Bennet, il quale non aveva altre alternative. Il
paziente, infatti, aveva una grave malattia cardiaca
terminale e, a causa delle bassissime possibilità di
successo, non poteva essere trapiantato con un
organo di un donatore: troppo basse le chance di
sopravvivere a un intervento del genere. Bennet da
sei settimane era collegato a delle macchine per
essere tenuto in vita, perciò per lui non c'era
altra possibilità che quella di accettare di essere
il primo uomo al mondo con un cuore di maiale
geneticamente modificato.
L'operazione è durata otto ore il
nuovo organo "crea il battito, crea la pressione, è
il suo cuore - ha detto Bartley Griffith, direttore
del programma di trapianti del centro medico di
Baltimora, autore dell'intervento. - Funziona e
sembra normale ma non sappiamo cosa succederà
domani, non è mai stato fatto prima".
Si è trattato di un intervento
compassionevole e per questo autorizzato dalla Food
and Drugs Adiministration (FDA), perché non erano
disponibili alternative.
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David
Bennet e Prof. Bartley Griffith |
"E' un passo avanti importante
soprattutto in chiave di conoscenza e di avanzamento
biologico - spiega Massimo Massetti, direttore della
Cardiochirurgia e del Dipartimento Cardiovascolare
presso il Policlinico Gemelli di Roma. - Due sono a
mio parere gli elementi che offrono spazio alla
speranza. Uno riguarda il ricevente, l'altro
l'organo da impiantare. Da quanto si sa, occorre
sempre attendere la pubblicazione scientifica per
avere informazioni precise, i ricercatori sono
riusciti a comprimere al minimo la possibilità che
l'organo di maiale possa stimolare, attraverso gli
antigeni, una risposta immunitaria massiccia e tale
da distruggere il cuore animale. Ma è anche
importante sapere che sul fronte del ricevente, si è
indotta attraverso una strategia di modulazione
genetica una condizione tale da limitare la reazione
difensiva da parte dell'organismo nei confronti del
cuore di un'altra specie. Si tratta insomma di un
grande progresso in chiave biologica. Ora dovremo
vedere quanto e come questo approccio possa durare
nel tempo e quali possono essere i problemi, in
termini di qualità di vita legata ai trattamenti
immunosoppressivi, per il ricevente". A parte il
fascino della vicenda, che colpisce anche sotto
l'aspetto dell'immaginazione, il passo avanti va
visto non tanto in chiave chirurgia, ma sotto
l'aspetto biologico. E ci vuole tempo per capire
cosa accadrà. Lo xenotrapianto, ovvero il trapianto
interspecie, prevede innanzitutto l'inserimento nel
patrimonio genetico dei maiali di geni di origine
umana capaci di ridurre il rischio perché in grado
di ridurre l'intensità della risposta immunologica
nell'organismo del ricevente.
Altrimenti il sistema immunitario
dell'ospite, per quanto 'frenato' da terapie mirate,
rischia di rigettare più o meno rapidamente l'organo
ricevuto. Ma c'è un altro rischio da non
sottovalutare. Occorre pensare alle infezioni
causate da ceppi virali presenti nei maiali ma non
nell'uomo, che potrebbero essere capaci di superare
la barriera di specie, come quelle da retrovirus
suini.
David Bennett è morto l’8 marzo, a
due mesi esatti dal trapianto d’organo. Lo riferisce
la University of Maryland school of medicine, a
Baltimora.
Il paziente è morto dopo due mesi
l’ipotesi che l’organo geneticamente modificato sia
stato infettato dal citomegalovirus suino,
un’infezione che potrebbe aver portato o contribuito
all’esito fatale.
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Cenni storici |
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Dicembre 2011 - Un
trial clinico di trapianto di cornea dal maiale all’uomo
potrebbe avere luogo già per l’inizio del 2013. Come si
legge sulla rivista scientifica “The Lancet”, gli scienziati
del centro di trapianto di organi della Pittsburgh
University, Pennsylvania, hanno comunicato il 21 ottobre
scorso di avere concrete speranze di “arrivare a dei maiali
geneticamente modificati entro due-tre anni: questi animali
potranno offrire cellule e cornee da trapiantare nell’essere
umano”. Gli ultimi studi condotti sugli animali hanno finora
mostrato che i trapianti di grandi organi, come polmoni,
cuore o reni, di solito possono presentare alcuni problemi
dovuti all’eccesso di sanguinamento o alla formazione di
coaguli, ma gli studiosi sperano di riuscire, mediante
l’ingegneria genetica, a superare anche questi ostacoli.
L’articolo pubblicato sulla rivista scientifica “The Lancet”
e spiega, ancora, che queste donazioni di organi saranno
solo temporanee, in attesa di un vero trapianto umano, ma
potranno agevolare moltissimo tutti i pazienti in lista di
attesa “Abbiamo ottenuto nuovi animali ogm – ha raccontato
il team di esperti – che consentiranno di migliorare il
risultato dei trapianti di cornea. I test sull’uomo
potrebbero iniziare fra due anni. Mentre per il trapianto di
organi più grandi come i polmoni, il cuore e i reni, ci
vorrà più tempo”.
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Prof. Hiromitsu Nakauchi |
Giugno 2011 - Notizie sulla ricerca per gli animali
OGM arrivano dal Professor Hiromitsu Nakauchi, Professore
e Direttore della Divisione di terapia con cellule
staminali, Centro di cellule staminali e medicina
rigenerativa, l'Istituto di Scienze Mediche, dell'Università
di Tokio. Il dottor Nakauchi ha presentato un metodo per far
crescere gli organi di un dato animale all'interno di un
altro: nella fattispecie, organi di ratto all'interno di
topi. I ricercatori hanno usato staminali pluripotenziali
indotte di ratto inserite in embrioni di topi modificati per
non essere in grado di produrre i propri organi, in questo
modo sono riusciti a far crescere un pancreas di ratto in un
topo. Il pancreas così sviluppato ha assunto il proprio
ruolo di regolatore dell’insulina all’interno del topo.
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In Italia a Padova
Nel 2011 I
ricercatori dell'Università di Padova hanno ottenuto il
record di più lunga sopravvivenza al mondo, con 87 giorni,
di un primate a cui era stato trapiantato un rene di maiale.
Direttore scientifico del progetto è stato il professor
Ermanno Ancona, nato dalla collaborazione tra l'azienda
ospedaliera di Padova, la Regione
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Prof. Ermanno Ancona |
Veneto e il Corit (Consorzio per la ricerca sui trapianti
d'organo). La sperimentazione è iniziata nel settembre
dell'anno 2000 e per ottenere il risultato sono stati
eseguiti otto trapianti di rene da maiale transgenico a
primate non umano (macaca fascicularis). Il maiale
transgenico usato è stato prodotto a Cambridge dal consorzio
Imutran.
Mentre, in passato, sono stati preferiti i primati non umani
come fonte di organi, attualmente la comunità scientifica,
nonché i preposti Organismi di quei Paesi che si sono
occupati del problema, hanno escluso l'utilizzo di tali
animali come fonte di organi, sia a causa del maggior
rischio di trasmissione di infezioni, sia per altre
considerazioni di ordine etico e pratico. Di conseguenza,
molti ricercatori hanno scelto di utilizzare i maiali come
fonte potenziale di organi, tessuti o cellule per lo
xenotrapianto. |
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Nel 2000 La società farmaceutica
svizzera Sandoz, oggi Novartis, produttrice di farmaci
antirigetto.
A partire dal '93 ha investito un miliardo di
dollari negli xenotrapianti, sperando in un rapido rientro
dell'investimento.
E' chiaro a tutti che se la ricerca
consentirà questa nuova tecnologia dei trapianti, si apre un
mercato infinito. Tutto ciò lo si ricava dalla agenzia del
2000 che riportiamo.
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Prof.ssa Julia Greenstein |
- Basilea,
26 settembre 2000 (Adnkronos Salute/Ats) - Imutran, filiale
di Novartis Pharma, e BioTransplant lavoreranno insieme nel
settore degli xenotrapianti.
In quest'ottica i due gruppi hanno annunciato la creazione
di una nuova società comune, controllata per il 67% da
Novartis e per il 33% da BioTransplant, e che sarà operativa
dall'1 gennaio 2001.
La nuova entità, che avrà sede a Boston, Stati Uniti, si
prefigge di realizzare, si legge in una nota di Novartis,
''importanti progressi'' che dovrebbero aprire le porte a
una sperimentazione clinica ''senza rischi'' degli
xenotrapianti, eliminando in primo luogo il problema
principale del rigetto.
I due gruppi collaborano in questo campo già da otto anni,
sottolinea la nota.
Julia Greenstein, attuale direttore scientifico di
BioTransplant, ne assumerà la direzione. |
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Prof. Thomas
Starzl |
Nel 1992, due fegati di babbuino furono trapiantati
in due pazienti dal
Prof. Thomas Starzl a Pittsburg, in Pennsylvania, Usa.
Uno dei due interventi è stato eseguito nel giugno. Nella
equipe c’erano due italiani, il chirurgo Ignazio Marino, e
Giorgio Zetti, collaboratore del Centro di chirurgia
sperimentale del San Raffaele di Milano.
Il babbuino era un giovane maschio del peso di 36 chili.
Il paziente, un americano di 35 anni colpito da un'epatite
cronica.
Questi due pazienti sopravvissero l'uno per settanta giorni
e l'altro per ventisei giorni. In particolare il primo
paziente, al quinto giorno dopo il trapianto, fu sottoposto
a dieta orale e passò la maggior parte dei suoi settanta
giorni di sopravvivenza in una normale corsia, uscendo
anche, in un'occasione, dall'ospedale per breve tempo.
Tuttavia, in uno dei due casi, sembra che un patogeno di
babbuino (citomegalovirus) sia stato trasferito al paziente,
anche se egli non sviluppò alcuna malattia.
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Prof. Ignazio Marino |
In entrambi i pazienti si rilevò una massa epatica
adeguatamente funzionante, sufficiente a sostenere la vita.
Il fegato di babbuino sintetizzava proteine di babbuino che,
in qualche caso, assumevano livelli ematici caratteristici
del babbuino e non dell'uomo.
La possibile incompatibilità molecolare di queste proteine
costituisce un potenziale problema di funzionalità
nell'uomo.
Furono anche tentati trapianti di cuore (tre casi) o di
fegato (un caso) di maiale; tuttavia in nessun caso il
paziente sopravvisse più di ventiquattro ore.
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Prof. Leonard Bailey |
Baby Fae |
Nel 1984,
fu trapiantato nel centro di Loma Linda University Medical
Center nel sud della California dal Prof. Leonard Bailey,
cardiochirurgo americano, in una bambina, denominata Baby
Fae un cuore di babbuino, che sopravvisse per breve tempo;
dopo tre settimane, infatti, sopravvenne il rigetto.
Baby Fae morì perché il babbuino donatore aveva sangue di
tipo 0 e lei era di tipo AB.
Alla sua morte il cuore era l'organo in migliori condizioni.
Il trapianto pur ritenuto un successo della medicina,
ricevette critiche per l'aspetto mediatico, per l'epoca, che
ottenne, con l'esposizione di Baby Fae. |
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Fino ad oggi, abbiamo un'esperienza molto limitata di
trapianti xenogenici di organi o tessuti in riceventi umani.
I primi tentativi, compiuti usando la terapia
immunosoppressiva per i pazienti riceventi, al fine di
prolungare la sopravvivenza dell'organo trapiantato, sono
stati effettuati negli anni '60.
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Prof. Keith Reemtsma |
1963 Il risultato più eclatante fu ottenuto nel 1963
dal Prof. Keith Reemtsma, cardiochirurgo dell'Università di
Tulane negli USA che effettuò 12 trapianti di rene da
scimpanzé all’uomo.
Ottenne la sopravvivenza per nove mesi di un rene di
scimpanzé trapiantato in un una donna di 23 anni con
insufficienza renale.
La paziente morì di infezione, ed il rene trapiantato non
presentava segni di rigetto.
L’utilizzo degli organi di scimpanzé venne successivamente
abbandonato per diversi motivi. Tali animali anche se
filogeneticamente i più vicini all’uomo, sono una specie in
via di estinzione.
Il Prof. Reemtsma sarebbe poi divenuto direttore del
servizio di trapianti cardiaci del Columbia-Presbyterian
Medical Center. E' deceduto
il 23 giugno del 2000, all’età di 74 anni, nella sua casa di
Manhattan.
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In Italia a Roma
Policlinico Umberto I
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Prof
Paride Stefanini |
Antonio Farina |
Peppone |
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Prof Raffaello Cortesini |
Prof
Carlo Umberto Casciani |
Nel 1962 il Professor Paride Stefanini con la sua
equipe, tra cui i giovani medici il Dr Raffaello Cortesini,
e il Dr Carlo Casciani, presso la seconda clinica chirurgica
del Policlinico Umberto I di Roma, nell’ambito degli studi
per effettuare i trapianti realizza uno stabulario per
l'attività di trapianto sperimentale.
Furono realizzati trapianti di organo tra animali di varie
specie.
Venne anche sviluppato un programma di xenotrapianto.
Il 10 maggio 1966,
una settimana dopo il primo trapianto di rene, fu realizzato
anche il primo xenotrapianto "da vivente" il rene prelevato
da uno scimpanzé affettuosamente chiamato Peppone.
L'intervento di prelievo è stato effettuato senza
sacrificare l'animale, che ha continuato la sua vita, e
trapiantato ad un giovane sardo
di Orune di 19 anni Antonio Farina che visse 40 giorni (morì
il 5 giugno).
Fu il 1° xenotrapianto in Europa. Grande risonanza
ebbero i due interventi nella stampa italiana, anche per la
concomitante discussione in Parlamento della legge che
consente la donazione tra viventi, approvata nel 1967.
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Italia Lombardia il tentativo di bloccare la ricerca
2011
PDL 86 - Promozione dell'utilizzo di sistemi alternativi
all'uso di animali nella sperimentazione per fini didattici
e scientifici e divieto di detenzione e allevamento
per fini di sperimentazione. Primo firmatario Renzo
Bossi. Successivamente ritirata.
Quali cittadini malati, comunque, difficilmente possiamo
entusiasmarci alle legittime battaglie delle associazioni
per la protezione degli animali, che a quanto sembra dalla
proposta di legge regionale presentata dal Consigliere Renzo
Bossi in Lombardia, tendono esclusivamente al blocco della
ricerca.
Tra i settori dove si evidenzia l’importanza degli animali
da laboratorio è quello la chirurgia, in particolare i
trapianti. “Senza sperimentazione animale non si può fare la
chirurgia, anzi, se non si potessero usare animali sarebbe
la fine della medicina” è l’affermazione netta di Giuseppe
Remuzzi, coordinatore delle ricerche dell’Istituto Mario
Negri di Bergamo. “La sperimentazione animale è essenziale
per la salute dell’uomo e degli stessi animali: le leggi
attuali poi sono severe e rispettate, stabulari e laboratori
sono come sale operatorie e chi fa interventi chirurgici
sugli animali deve avere conoscenze teoriche e abilità
pratiche a livello di chi opera sugli esseri umani”. La
storia delle sostituzioni d’organo è esemplificativa,
ricorda Remuzzi che se oggi più di un milione di persone al
mondo vivono grazie a un trapianto la via fu aperta negli
anni Cinquanta a Boston con l’impianto da parte di Joseph
Murray (Nobel nel ’90) di un rene da un gemello all’altro:
ma in precedenza dovette operare quasi 600 cani prima di
riuscirci
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Italia Cremona il progetto
di Avantea srl
2009
Cremona, nel centro ‘Avantea srl’ del genetista Prof. Cesare
Galli e della moglie dottoressa Giovanna Lazzari, uno dei
primi allevamenti di suini transgenici a fini di ricerca e
per la produzione di organi OGM (Organismo
Geneticamente Modificato) che, per ora trapiantati
sperimentalmente sui primati, potrebbero in futuro arrivare
ad essere trapiantati sull’uomo.
Il
via libera è arrivato il 18 maggio 2011 con un parere del
Consiglio superiore di Sanità (CSS), investito della
questione dal ministero della Salute. Il
parere prevede dunque la possibilità di avviare allevamenti
di animali OGM, ma ”esclusivamente a fini di ricerca” e con
dei paletti precisi, a partire dal numero di capi che
potranno essere prodotti. Il via
libera è stato dato con limitazioni. Il CSS ha impiegato
circa un anno per decidere. Questo tipo di attività viene
ammessa secondo una “procedura sperimentale”, sotto il
controllo del Ministero della Salute, in un contesto di «vacatio
legis» sulla clonazione animale, il cui divieto è scaduto il
31 dicembre 2001.
Subito dopo il via
libera, le associazioni per la protezione degli animali
hanno fatto sentire la loro voce contraria recepita nella
Regione Lombardia dal Consigliere Regionale Renzo Bossi ha
presentato il progetto di legge n. 86 il
cui obiettivo è il divieto di allevamento e uso di animali
per la sperimentazione.
Una norma che
bloccherebbe la ricerca obbligando a spostarla in altra
regione. Non si
tratterà di “allevamenti indiscriminati”, bensì di
allevamenti di suini o animali transgenici “esclusivamente a
fini di ricerca” e nei quali il numero degli animali
presenti sarà “contingentato sulla base delle esigenze
legate alle ricerche stesse”, ha spiegato il presidente del
CSS Enrico Garaci.
Inoltre, l’autorizzazione deve essere sempre
relativa e riguardare un preciso progetto di ricerca. Non si
tratta dunque, ribadisce il presidente del CSS, “di
allevamenti indiscriminati, ma tutto sarà correlato ad una
specifica richiesta da sottoporre al ministero della
Salute”. Il parere prevede anche precise norme di garanzia:
“Ad esempio il fatto, spiega Garaci , che tali allevamenti
siano comunque separati da altre tipologie di allevamenti.
”Mi fa piacere che alla fine un nostro diritto, quello di
fare ricerca, sia stato riconosciuto. Ora possiamo
continuare la nostra attività, che è sempre stata
trasparente”, ha commentato Galli.
Ma quale e’ l’obiettivo delle ricerche di
Galli? La richiesta di avviare un allevamento, spiega
l’esperto, ”è motivata dall’esigenza di poter disporre di
animali OGM in numero sufficiente e che si riproducano
naturalmente, al fine di rendere le sperimentazioni più
semplici”.
Il progetto maggiore al quale Galli lavora è
quello sugli xenotrapianti: ”I suini transgenici da noi
prodotti, spiega, vengono inviati a centri di ricerca in
Italia, a Padova, e all’estero; qui gli organi OGM dei suini
vengono trapiantati a primati per valutare la risposta e il
rigetto”.
Il fine ultimo è, ovviamente, arrivare al
trapianto sull’uomo. Per ora, si è lavorato sul trapianto
delle isole pancreatiche per la produzione di insulina (nel
mondo, già alcuni test clinici sull’uomo sono stati
effettuati), ma anche sul trapianto di neuroni da suini OGM
a primati per lo studio del Parkinson e sul trapianto del
rene (sempre su primati). Nel centro di Galli si studiano
inoltre le malattie genetiche dell’uomo, sempre utilizzando
modelli di suini OGM.
Ci sembra importante sottolineare il fatto che il ministero
per la Sanità e gli organi ministeriali competenti (Css e
Iss) potranno avere la conoscenza diretta dei risultati di
una sperimentazione sullo xenotrapianto effettuato in
Italia. In tal modo potranno essere controllati tutti gli
aspetti di biosicurezza (virus, retrovirus etc) connessi
allo xenotrapianto invece di reperire passivamente i
risultati di sperimentazioni effettuate in altri Paesi.
Avantea
nasce il 1° Gennaio 2009 con lo scopo di subentrare al
Consorzio per l'Incremento Zootecnico, CIZ srl, nella
gestione del Laboratorio, sia per le attività di ricerca sia
per quelle commerciali, che fino ad allora operava nella
struttura di Cremona.
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Prof. David Sachs |
Presso il
laboratorio di Tecnologia della riproduzione (Ltr) del
Consorzio per l'incremento zootecnico di Cremona, sono stati
ottenuti i primi due maialini geneticamente modificati allo
scopo di essere utilizzati come fonte di organi per
xenotrapianti. E' la prima volta che in Europa vengono
clonati maiali per questo scopo. Questo lavoro parte del
progetto europeo “Xenome”, un consorzio finanziato dalla
Commissione europea, che raccoglie laboratori internazionali
leader nella ricerca preclinica sullo xenotrapianto e sulla
clonazione degli animali. I due maialini, più piccoli dei
maiali normali (90 kg di peso contro i 2-3 quintali) sono
stati chiamati Apollo e Circe, e sono privi dell'antigene
alfa-Gal, principale fattore causa di rigetto iperacuto.
Il lavoro è
stato diretto da Cesare Galli, in collaborazione con il
laboratorio del Massachusetts General Hospital (Mgh) di
Boston diretto da David Sachs. Il laboratorio di Sachs ha
fornito le cellule da cui è stato rimosso il gene alfa-Gal.
I ricercatori del laboratorio italiano hanno poi usato
queste cellule per la procedura di clonazione (trasferimento
nucleare somatico) La modificazione di questo gene è stato
solo un primo passo. L'obiettivo del progetto è quello di
arricchire di una decina di nuovi geni il DNA dei maialini.
Per questo, al momento, nei laboratori di Cremona sono in
corso altre gravidanze di maiali geneticamente modificati,
in cui sono stati introdotti due geni, Daf che controlla la
coagulazione del sangue e Cd39 che controlla le infezioni.
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Prof. Cesare Galli |
Il Prof. Cesare Galli è laureato in
Medicina Veterinaria e ha svolto un post-dottorato a
Cambridge (UK) dal quale sono scaturiti i suoi molteplici
interessi e contributi scientifici, poi continuati in
Italia, nelle biotecnologie della riproduzione, dalla
produzione di embrioni in vitro fino alla clonazione
somatica nelle specie bovina, equina e suina. Nel 2008 ha
ricevuto il Simmet Award dell’ICAR per la Riproduzione
Animale a testimonianza dei suoi importanti contributi
scientifici e applicativi. E’ stato Presidente della
Associazione Europea di Embryo Transfer. E’ Professore
Associato di Biotecnologie della Riproduzione presso la
Università di Bologna ed è autore di oltre 180 pubblicazioni
su riviste scientifiche internazionali.
Dal 2007 il gruppo guidato da
Galli partecipa al progetto europeo Xenome per lo sviluppo
di animali destinati a fornire organi per gli xenotrapianti.
In quest’ambito nascono a Cremona nel maggio del 2008 i
primi due maiali europei geneticamente modificati ad hoc.
Nello stesso anno nasce anche il figlio di Prometea, la
cavalla clonata, a dimostrazione dell’assoluta normalità
degli animali clonati.
Nella carriera di Cesare
Galli figura anche la collaborazione con Ian
Wilmut, il ‘papa’ della pecora Dolly. Una carriera, quella
del ricercatore italiano, costellata di record: suoi sia il
primo toro clonato, chiamato Galileo, ma anche il primo
cavallo. Ecco le principali tappe della sua ricerca:
Risale al settembre del 1999
la nascita di Galileo, il primo toro clonato al mondo. Il
toro è stato riprodotto non utilizzando cellule
dell’epitelio mammario, come la pecora Dolly, ma utilizzando
semplici linfociti, cellule bianche del sangue. Una tecnica
nuova sperimentata da Galli nel laboratorio di tecnologie
della riproduzione (Ltr) alla periferia di Cremona. Nel 2001
nasceranno poi altri tre cloni di un famoso toro frisone.
E’ nato sempre in Italia, e
sempre grazie a Galli, anche il primo cavallo ottenuto per
clonazione, che è anche il primo mammifero al mondo nato
dallo stesso animale donatore delle cellule utilizzate nel
trasferimento nucleare. Si tratta della cavalla Prometea,
che viene alla luce il 28 maggio 2003. Due anni dopo sarà la
volta di Pieraz, il primo cavallo clonato per fini
riproduttivi
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Dott.ssa Giovanna Lazzari |
La Dott.ssa Giovanna Lazzari è
Direttore di Ricerca di Avantea. E' ricercatrice nei settori
delle cellule staminali embrionali, dello sviluppo
embrionale iniziale e dello sviluppo di test tossicologici
alternativi basati su gameti, embrioni e cellule staminali.
Coordina direttamente l’area di ricerca relativa
all’infertilità bovina in rapporto al genotipo embrionale e
all’interazione tra embrione e ambiente uterino. E’ laureata
in Medicina Veterinaria presso l’Università degli Studi di
Milano, ha svolto la specializzazione post-laurea a
Cambridge (UK), è stata Presidente della Società Italiana di
Embryo Transfer e della Associazione Europea di Embryo
Transfer. E' autrice di oltre 160 pubblicazioni scientifiche
su riviste scientifiche internazionali. E' inoltre
responsabile diretta del servizio di Sessaggio degli
embrioni. |
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