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01 MAGGIO 2024 GIAPPONE PROGETTO PIONERISTICO TRAPIANTATI RENI FETALI IN UTERO SUI TOPI

 

Dottor Takashi Yokoo

Scienziati in Giappone hanno condotto con successo un trapianto di tessuto renale tra feti di ratto ancora nell’utero.

Questo studio, che deve essere sottoposto a revisione tra pari, rappresenta un passo avanti verso la possibilità di xenotrapianti in utero nell’uomo.

La ricerca si è concentrata [almeno per ora] su una specifica malattia, la sequenza di Potter, [una condizione neonatale che può verificarsi quando il feto non dispone di sufficiente liquido amniotico durante la crescita].

Tra i molteplici sintomi associati a questa condizione, vi è il grave coinvolgimento dei reni, che può causare malattie renali o addirittura impedire lo sviluppo completo degli stessi.

Secondo gli autori dell’articolo, pubblicato come preprint [anteprima] i bambini affetti da questa condizione spesso non sopravvivono abbastanza a lungo per essere sottoposti a trattamenti come la dialisi.

Pertanto, c’è un urgente bisogno di trovare soluzioni alternative per colmare questo divario fino a quando i i bambini non saranno abbastanza grandi per affrontare terapie più invasive.

Il team di ricerca ha trapiantato con successo reni di maiale fetali in feti umani, utilizzando un approccio altamente sperimentale. Il primo autore dello studio, Takashi Yokoo, della Scuola di Medicina dell’Università di Jikei, ha dichiarato che si tratta di un progetto pionieristico.

La complessa procedura ha coinvolto il narcotizzare ratti incinti e con attenzione esporre l’utero per il trapianto. I reni fetali sono stati prelevati dai donatori e iniettati attraverso la parete uterina nel feto ricevente, a una profondità di circa 5 millimetri sotto la pelle.

I reni erano stati contrassegnati con una proteina fluorescente verde per verificare il successo del trapianto.

Il tasso medio di successo del trapianto è stato valutato all’88%. Dei nove feti trapiantati, tutti tranne uno hanno mostrato evidenze della proteina fluorescente verde alla nascita.

Nonostante i reni fossero separati dai tratti urinari dei ratti [non collegati in vescica], hanno mostrato un normale sviluppo e dovevano essere drenati manualmente dai ricercatori.

Un risultato interessante è stato l’inizio della crescita dei vasi sanguigni del ratto ospite all’interno del tessuto donatore, suggerendo una potenziale riduzione del rischio di rigetto del trapianto.

Il team ha anche testato con successo il trapianto di reni di topo fetali, un approccio interspecifico simile all’utilizzo proposto di reni di maiale negli esseri umani. Questo ha confermato la maturazione dei reni trapiantati e ha dimostrato minor danno tissutale rispetto al trapianto di reni fetali di topo in ratti adulti.

Nonostante si tratti di una ricerca ancora in fase iniziale, i recenti progressi nel campo dei trapianti d’organo, inclusi gli xenotrapianti, offrono nuove prospettive. L’idea di trapianti in utero potrebbe rappresentare una svolta per i bambini affetti da difetti d’organo di vario genere.

Il prossimo passo per il team di ricerca sarà ottenere l’approvazione etica per condurre esperimenti umani, anche se si prevede che ciò possa richiedere del tempo. Questo studio, non ancora convalidato dalla revisione tra pari, è stato pubblicato su bioRxiv e sarà seguito con grande interesse dalla comunità scientifica.

(articolo da scienzenotizie.it del 1 maggio 2024, foto prof. Takashi Yokoo dalla rete).

 


 

15 SETTEMBRE 2023 CINA, CREATI I PRIMI RENI EMBRIONALI UMANIZZATI,

POTREBBE PORTARE IN UN FUTURO LONTANO AD UNA TECNOLOGIA AL SERVIZIO DEI TRAPIANTI DI ORGANI UMANI

 

Dei reni per metà umani sono stati fatti crescere in un maiale, è la prima volta che un organo ‘umanizzato’ riesce a svilupparsi all’interno di un’altra specie. Precedenti esperimenti da anni, erano riusciti a generare tessuti umani come sangue o muscoli.

Il risultato, pubblicato sulla rivista Cell Stem Cell, è stato possibile grazie a embrioni-chimera (Organismo ibrido cellulare, nome derivante dal mostro della mitologia greca), che contenevano sia cellule di maiale che cellule umane, generati in laboratorio e poi trasferiti in animali che hanno fatto da madri surrogate.

Lo studio, guidato dal Guangzhou Institutes of Biomedicine and Health, Accademia Cinese delle Scienze, potrebbe portare in un futuro ancora lontano ad una tecnologia al servizio del trapianto di organi umani, ma nel frattempo potrà essere utile per capire meglio lo sviluppo degli organi umani e per sperimentare farmaci.

I ricercatori coordinati dal Professor Liangxue Lai, usando la tecnica Crispr (le forbici molecolari che tagliano e incollano il Dna), hanno modificato embrioni di maiale formati da una singola cellula eliminando due geni responsabili dello sviluppo dei reni.

Anche le cellule embrionali umane, ottenute a partire da cellule staminali, sono state modificate, inserendo geni che invece promuovono la proliferazione ed evitano l’auto-distruzione.

Gli embrioni-chimera sono stati inizialmente cresciuti in laboratorio, in modo da fornire le condizioni ottimali sia alle cellule umane che a quelle di maiale, che presentano esigenze diverse. Una volta trasferiti nelle madri surrogate. I ricercatori hanno trasferito 1.820 embrioni a 13 madri surrogate, sono stati estratti dopo 25 o 28 giorni, per valutare il loro sviluppo. I dati ottenuti da cinque embrioni-chimera hanno mostrato reni correttamente sviluppati, composti per il 50-60% da cellule umane, mentre il resto dell’embrione era costituito per la quasi totalità da cellule suine. Sono state trovate nell’animale qualche cellula umana ma nessuna nel sistema riproduttivo.

Secondo gli autori dello studio, il prossimo passo è ora permettere ai reni di svilupparsi ulteriormente e tentare un approccio simile anche con altri organi, come pancreas e cuore.

L’obiettivo a lungo termine è quello di ottimizzare questa tecnica per il trapianto di organi umani, ma i ricercatori riconoscono che si tratta di un lavoro complesso che potrebbe richiedere molti anni: far crescere un organo umanizzato completamente funzionale in un maiale, infatti, richiederebbe diversi passaggi aggiuntivi, perché gli organi sono composti da più tipi di cellule e tessuti.

Afferma Liangxue Lai. “Il nostro approccio migliora l’integrazione delle cellule umane nei tessuti riceventi e ci permette di coltivare organi umani nei maiali.”

 

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