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L'Aquila una storia da raccontare, la dialisi |
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il tuo 5 X Mille all'Associazione Malati di Reni non dimenticarci, a te non costa nulla |
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Avremmo potuto semplicemente riportare la cronologia degli eventi che ci è stata raccontata dal Dottor Stefano Stuard responsabile della nefrologia e dialisi dell’ospedale San Salvatore di L’Aquila: Lunedì 6 aprile alle ore 3,32 il terremoto di 6,3 gradi di magnitudo Richter. L’Aquila è in ginocchio, l’ospedale San Salvatore è lesionato ed evacuato. L’Unità Operativa di Nefrologia e Dialisi è inagibile, l’impianto di osmosi è lesionato ed allaga tutto il centro dialisi. Avrebbero potuto semplicemente restare con la famiglia, affrontare i propri problemi e poi pensare ai pazienti in cura, invece no. Alle ore 4,00, la prima domanda che ci si pone è: E’ agibile il centro dialisi? Se no, come e dove distribuire gli 88 pazienti emodializzati a L’Aquila in altri Centri dialisi?. Si inizia a chiamare il personale alle ore 4,30 l'infermiere Leopoldo Scarsella pur non reperibile è immediatamente giunto in Ospedale lo seguono la dottoressa Cesira Ciccone, la dottoressa Marilena Tunno, e via via tutti gli altri. Alle ore 5,00 inizia la gestione dell'emergenza, dopo aver constatato i danni e chiesto l'intervento urgente per la riparazione dell'impianto di osmosi, si allertano le direzioni sanitarie dei presidi ospedalieri di Teramo, Avezzano, Tagliacozzo, Rieti e Popoli. Alle ore 11,00 la Protezione Civile Nazionale inizia il trasferimento dei primi 24 pazienti negli Ospedali contattati, anche il giorno con la “lunga” alle spalle impone di fare in fretta la dialisi, vengono accompagnati dagli infermieri del centro, un volto amico vale più di tante medicine. Alle h 11,30 l'impianto di osmosi è stato riparato per cui la dialisi poteva rientrare in funzione, ma è stata dichiarata l'inagibilità dell'Ospedale. Nel frattempo sono stati contattati tutti i pazienti ed a tutti quanti è stata garantita la dialisi senza perdere un turno dialitico. Vale la pena raccontare un episodio nella sua interezza per comprendere gli eventi, come spesso accade l’imprevisto è sempre in agguato ed alle ore 12,00 si presenta un paziente dializzato ci circa 50 anni che riferiva un malessere aspecifico, ma con intensa ipotensione arteriosa. Nonostante il pronto soccorso inagibile dell'ospedale fosse inondato dai feriti del sisma, in urgenza sono stati eseguiti gli esami ed un elettrocardiogramma che hanno documentato una gravissima acidosi metabolica iperkaliemica con fibrillazione ventricolare in atto. Il paziente stava morendo sotto gli occhi dei medici; è stata eseguita la terapia medica per correggere l'acidosi e quindi l'iperkaliemia e con l'aiuto di un cardiologo è stato eseguito un tentativo inefficace di cardiversione famacologica e quindi a paziente sveglio la defibrillazione elettrica con beneficio. E’ stato subito trasferito presso un altro ospedale per essere dializzato urgentemente. Dopo circa una settimana è rientrato presso la tenda-dialisi, nel frattempo istallata per proseguire i trattamenti fino a maggio quando è stato sottoposto con successo a trapianto renale. Riprendiamo il diario, il giorno successivo agli ospedali che hanno dato la disponibilità ed accolgono pazienti in dialisi si aggiungono: Giulianova, Pescara, Chieti, Vasto, Francavilla, Villarose, Canistro ed altri ancora. Tutti hanno trovato il loro posto dialisi, missione compiuta? No. Perchè non è umano inviare lontano da casa, persone, molte anziane, che oltre al terremoto devono subire la malattia come un dramma nel dramma.
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Ed ecco entrare in scena la protezione Civile che in poche ore istalla una tenda grande abbastanza ad accogliere 10 posti dialisi, si recuperano i letti ed i monitor e tutto il possibile dal centro dialisi, arrivano le osmosi aquaWTU della Fresenius Medical Care, ed il 9 aprile, 3 giorni dopo il terremoto, si ricomincia l’emodialisi a L’Aquila. In tenda, con tutti i problemi che possono esserci nel centro dialisi così sistemato la maggior parte dei pazienti tornano nel loro ospedale. Ci si può sentire soddisfatti, il lavoro è compiuto, il centro dialisi è riaperto. Ma non è così. La situazione è precaria, il maltempo, la grandine ed il freddo ci sono, il caldo è in arrivo ed allora bisogna ricominciare a trovare una nuova sistemazione più idonea e sicura, l’idea del modulo sanitario prefabbricato comincia prendere forma, ed il 25 maggio diventa realtà. Solo un dato per dare l’idea del lavoro, dal 9 aprile al 23 maggio, in tenda, si effettuano 750 trattamenti emodialitici in assenza di complicanze. Il 29 maggio successivo, i primi reparti dell’ospedale riaprono per l’attività, tra questi il centro trapianti diretto dal professor Antonio Famulari. |
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Ora c’è un centro dialisi simile a tanti altri in muratura, essenziale, tecnologico, dignitoso. Bene ora si è fatto più del possibile, possiamo pensare finalmente solo alle nostre famiglie. Ebbene no. Perchè a pochi metri di distanza c’è il centro dialisi che aspetta di essere ristrutturato e ridiventare agibile, bisogna tornare a casa. |
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La prima sala dialisi, la più grande è spoglia, le sue apparecchiature sono in uso, la seconda sala dialisi sembra intatta, aspetta ancora i pazienti del turno che devono arrivare, come se li non fosse successo niente, le tende elettriche delle finestre irraggiungibili funzionano, ed è un sollievo. Ed allora, così come si farebbe a casa propria, si va ad aprire le finestre, a far entrare l’aria, si annaffiano le piante, si chiudono le porte a chiave, non si sa mai, si tolgono le cose di altri reparti che nell’emergenza sono state accatastate, si diventa malinconici vedendo i calcinacci. Si prende atto del cronoprogramma della ricostruzione, data prevista per il rientro 30 settembre 2009, ed allora bisogna pensare a quello che servirà, e si ricomincia. Nel frattempo per i pazienti resta sempre vigile la speranza del trapianto renale, tra aprile e giugno ne ne vendono eseguiti 3 dei quali uno dal Centro Trapianti di L'Aquila dall'equipe del Professor Famulari trasferitosi momentaneamente a Roma. Tutto questo ci è stato raccontato dal Dottor Stuard, accompagnato dalla Capo sala Ida Giovanelli, nella nostra visita del 6 luglio, 3 mesi dopo il sisma a L’Aquila, con la serenità, la professionalità, di un giovane medico che sa di aver fatto il suo dovere, insieme al personale che lo ha seguito. Potrebbe toccare il cielo con un dito, per gli elogi che ha ricevuto, per le visite che riceve, invece si scusa perchè per i primi 3 giorni dopo il terremoto non ha potuto assistere con la terapia i pazienti che ha in cura. Il Dottor Francesco De Meo, direttore della nefrologia e dialisi di Sulmona, neo pensionato lo guarda e forse ride soddisfatto, nella serietà professionale. Il professor Antonio Famulari passa, ci saluta, e gli ricorda un impegno da mantenere, come in una normale giornata di lavoro. Certo non abbiamo esperienze di gestione dell’emergenza dialitica nelle catastrofi, possiamo anche sbagliare, ma è la prima volta che si affronta l’emergenza dialisi in questo modo, con questa tempistica, con questa tecnologia, con il supporto della Protezione Civile. Ed allora vale la pena raccontarlo ora, approfondirlo da altri, infine relazionarlo e studiarlo quando tutto sarà finito con il rientro nel centro dialisi. Operatori sanitari che nel dramma personale, lo stesso Dottor Stuard ha perso la casa, non hanno perso la voglia di lavorare, non hanno aspettato che qualcuno gli risolveva il problema, meritano l’attenzione delle associazioni. Nel nostro piccolo faremo la nostra parte, compreremo il possibile, e diffonderemo la storia di buona sanità che stiamo seguendo. Il Dottor Stuard, ci saluta, ci tiene che a arrivi a tutto il personale medico, infermieristico ed ausiliario che ha anteposto la gestione dell'emergenza dei pazienti aquilani alle proprie vicissitudini familiari vada il più caloroso ringraziamento e riconoscenza. Sommessamente ci associamo al ringraziamento. Appuntamento all'apertura del centro dialisi nell'ospedale.
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Le foto del centro dialisi in tenda, ci sono state concesse dal Dr. Stuard. |
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17 novembre 2009: Mentre continuano i lavori di ristrutturazione dell’ospedale che dovrebbero concludersi secondo il cronoprogramma illustrato dall'assessore alla Sanità Lanfranco Venturoni, e dal commissario della Asl, Giancarlo Silveri entro febbraio 2010. I reparti che restano nelle strutture prefabbricate si preparano per l'inverno. Il centro dialisi, ampliato dopo il vertice del G8 utilizzando parte della struttura dell'ospedale predisposto, per effettuare sedute con necessità della rianimazione, è stato fino ad ora attivo si 3 turni giornalieri, in quanto gran parte dei pazienti trasferiti nelle strutture residenziali fuori città sono rientrati. Oggi alla presenza del Capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, con una semplice e sobria cerimonia, è stato inaugurato l’ampliamento del Centro Dialisi all’interno di moduli abitativi (attualmente 21 posti letto dei quali 19 per cronici, 1 posto per acuti, ed 1 posto contumaciale), in grado di soddisfare al 100% le esigenze della popolazione aquilana, senza dover più ricorrere al terzo turno dialitico notturno. Il Centro Dialisi è stato “adottato” dalla Protezione Civile Nazionale che ha coperto tutti i costi dell’ampliamento e della locazione della struttura sino a marzo 2010, ritenendo di particolare importanza sociale quanto svolto dal reparto per la popolazione di rientro all’Aquila, in funzione dell’assegnazione dei moduli abitativi del “Progetto CASE” ai pazienti dializzati. Durante l’inaugurazione ad una domanda dei giornalisti presenti Bertolaso ha risposto - si è fatto molto. Anche questo reparto è un esempio dell'impegno e della sinergia tra le varie amministrazioni, credo anche che vi siano tutti gli elementi per garantire la ristrutturazione completa di tutto l'ospedale con la fornitura di quelle tecnologie che servono ad assicurare una diagnosi e una terapia tra le migliori possibili. Mi sembra - ha concluso Bertolaso - che anche su questo settore si sono fatti dei passi avanti molto importanti. Entro l'anno dall'anniversario della tragedia le cose più importanti dovranno essere tutte in fase di completamento e di gestione. “Noi prima del terremoto - ha detto il dottor Stefano Stuart, responsabile del reparto di Nefrologia - avevamo un centro dialisi in grado di accogliere circa 120 dializzati ed era il secondo per numero di prestazioni a livello regionale. Dopo il terremoto - ha continuato Stuart - abbiamo avuto il reparto distrutto, siamo ripartiti dentro una tenda abbiamo avuto 21 pazienti ed abbiamo dato terapia grazie ai volontari della Regione Marche a quei pazienti che non sono voluti andare altrove. Piano piano grazie all'intervento di alcuni sponsor e della stessa Protezione civile nazionale siamo cresciuti e la struttura nonostante fosse parzialmente completata è in grado di garantire il servizio a tutta la cittadinanza”. All’inaugurazione eravamo presenti anche noi dell’Associazione Malati di Reni, insieme al Presidente del Forum Nazionale Giuseppe Canu. Per noi è stata l’occasione per ribadire la nostra fiducia nell'operato del Dottor Stuard e tutta la sua squadra, disponibilità per quanto possiamo fare e conoscere i protagonisti della Protezione Civile che hanno garantito la realizzazione di tutto quanto vi abbiamo raccontato: l’ingegner Susanna Balducci del Dipartimento per le politiche integrate di sicurezza e per la Protezione Civile della Regione Marche, che ha condiviso il progetto proposto subito dopo il terremoto e ne ha garantito la realizzazione con lo stesso Guido Bertolaso.
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1 settembre 2010: La notizia era già nota. Il Dottor Stefano Stuard lascia la direzione dell’Unità Operativa di Nefrologia e dialisi dell’ospedale di L’Aquila. Il medico che con la sua “voglia di fare” aveva organizzato, prima volta in Italia, il centro dialisi nella tenda della protezione civile a soli 3 giorni dal terremoto del 6 aprile 2009, riportando a dializzare in ospedale tutte le persone trasferite in urgenza in altri ospedali della regione e non solo, che, meno di due mesi dopo, aveva realizzato il centro dialisi nel prefabbricato, centro che dopo 2 ampliamenti tratta oggi con 23 posti 81 persone in emodialisi ambulatoriale, comprese 6 provenienti dall’alto Lazio. Il medico che per quanto fatto ha avuto il pubblico apprezzamento delle più alte cariche istituzionali dello Stato tra cui il Presidente del Consiglio Berlusconi, il Ministro della Salute Fazio, Ministro dell'Ambiente Prestigiacomo, il Responsabile della Protezione Civile Bertolaso, il Senatore Ignazio Marino, ex ministri della Salute Turco e Bindi, il Presidente della Regione Abruzzo Chiodi, dell’Assessore alla sanità Regione Abruzzo Venturoni, nonché estere, Vicario del Papa Cardinale Bertone, Ambasciatore Repubblica Federale di Germania in Italia, da noi, dal Forum Nazionale delle Associazioni di nefropatici trapiantati e di volontariato, dall’ANED, dalle singole persone assistite e, non ultima, dalla Società Italiana di Nefrologia. Si è giunti alla decisione dopo una polemica tutta interna alla ASL, nata dai continui annunci della data di rientro del centro dialisi in ospedale, data ora fissata dal Direttore Generale della ASL Giancarlo Silveri per i primi di dicembre 2010, (il Tempo.it del 19 agosto) sicuramente dal 27 luglio sono iniziati i lavori all’interno del centro dialisi. Certo come dar torto al Dr. Stuard quando scrive sulle criticità del centro dialisi nel prefabbricato organizzato per l’emergenza, presumibile per un periodo massimo di 6 mesi e che ampliato ha superato l’anno: a) Esecuzione delle dialisi in ambiente inidoneo, ideato per gestire l’emergenza dialitica e per brevi periodi. b) Blocco a tempo indefinito attività dialisi peritoneale. c) Blocco mobilità attiva extraregione di pazienti vacanzieri (soprattutto aquilani, in dialisi). d) Enorme dispendio di energie e risorse umane, in quanto, le dialisi dei pazienti acuti ospedalizzati sono eseguite all’interno dell’ospedale G8 con frammentazione dell’esiguo personale sanitario disponibile e distanza dei posti di degenza nefrologica dai container dialisi. e) Impossibilità dispensazione pasta e pane aproteici per pazienti nefropatici. Siamo tornati a L’Aquila 2 volte in questa estate, ed abbiamo ascoltato le voci dell’ospedale, le preoccupazioni, la speranza infranta della quale abbiamo appreso dalla stampa nazionale, l’agognato ritorno alla normalità. Scrive ancora il Dr Stuard a suggello del suo operato “Ringrazio i tantissimi pazienti nefropatici ed i cittadini aquilani per la solidarietà dimostrata, come anche il Direttore Generale dott. Silveri che ha proposto al sottoscritto l’opzione di ripensamento sino al 31 agosto e l’Assessore Regionale alla Sanità dott. Venturoni che convocandomi presso l’Assessorato alla Sanità mi consigliava di recedere dai miei passi”. Sono questi gli amministratori che comunque non condividono le motivazioni delle dimissioni. Per quanto ci riguarda, continueremo a seguire le vicende e i soldi raccolti con la sottoscrizione tra i soci, e non solo.
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29 novembre 2010: a 20 mesi dal sisma del 6 aprile 2009 il reparto di nefrologia e dialisi dell’ospedale San Salvatore di L’Aquila torna all’interno dell’ospedale. Centro dialisi che non ha mai smesso di funzionare per l’impegno dell’allora responsabile Dottor Stefano Stuard che è riuscito a coinvolgere in un impegno solidale tutto il personale del reparto, ma soprattutto la Protezione Civile e le organizzazioni impegnate nell’emergenza. Per tanti mesi medici infermieri e pazienti hanno vissuto prima all’interno di una tenda e successivamente nel prefabbricato, ma da oggi l’intero reparto torna all’interno della struttura dove era ubicato, avrà di nuovo la possibilità di effettuare la dialisi peritoneale sospesa dopo il sisma e vengono riattivate le stanze contumaciali. La struttura completamente restaurata e messa in sicurezza con fasciature in fibre di carbonio ai pilastri, setti in cemento armato e per le pareti esterne è stato realizzato un dispositivo di antiribaltamento, con nuovi macchinari ed impiantistica in acciaio a vista. Due piani con 25 posti letto per 85 persone in terapia. 29 dicembre 2010 siamo tornati a L’Aquila per concordare con la dottoressa Marilena Tunno, responsabile dell’Unità Operativa e la Capo Sala Ida Giovanelli l’utilizzo dei fondi raccolti con la nostra sottoscrizione dello scorso anno.
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